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Martedì 24 Novembre 2020
IL ROMANZO DEL VATICANISTA MIMMO MUOLO
Fresco di stampa e già in libreria, il romanzo “Per un’altra strada. La leggenda del Quarto Magio” (Paoline, pp. 224 – euro 16,00) del vaticanista di Avvenire Mimmo Muolo offre una narrazione avventurosa e poetica, in cui “il viaggio del protagonista diventa metafora dei drammi del nostro mondo e della nostra tortuosa ricerca del senso della vita”.
Secondo una leggenda, spiega una nota, “i magi venuti dall’Oriente per rendere omaggio a Gesù appena nato erano quattro e non tre. Il quarto, Artaban, avrebbe dovuto portargli in dono alcune pietre preziose, ma, partito in ritardo, non riuscì a raggiungere i compagni e arrivò a Betlemme quando già la Sacra Famiglia era emigrata in Egitto per sfuggire alla persecuzione di Erode”.
Nel romanzo, Muolo reinventa “il girovagare del Quarto Magio sulle tracce del Nazareno fino a un sorprendente finale, in cui la somma dei ritardi accumulati dal protagonista si trasforma in un folgorante anticipo”.
Il mondo attraversato da Artaban nel romanzo è “volutamente simile al nostro. Un mondo – prosegue la nota – in cui il fenomeno migratorio ha tutti i dolorosi corollari che la cronaca ci testimonia, in cui lo squilibrio politico-economico tra il Nord e il Sud del mondo fa vittime innocenti, mentre i cambiamenti climatici, la prostituzione forzata, le epidemie e le persecuzioni scavano tragedie ai danni dei più deboli”. In questo senso “appare chiarissima l’assonanza con il Magistero di Papa Francesco e la sua denuncia ‘profetica’ di quei mali. Una denuncia che risuona anche nella recente Enciclica ‘Fratelli tutti’, di cui questo volume sembra essere tributario, in particolare quando il protagonista veste i panni di un buon Samaritano ante litteram”.
In sostanza, la ricerca di Artaban si fa “metafora delle strade, a volte tortuose e ardue, che ognuno può percorrere per giungere all’incontro personale con la Verità rivelatasi in Cristo Gesù. E la narrazione, dando voce a questa domanda di senso, si tramuta in potente invito alla riflessione”. Nell’Appendice, Muolo scrive: “Mi sono messo in viaggio insieme ad Artaban, ripercorrendone e a volte reinventandone l’itinerario, che è attualissima allegoria di un mondo in cui c’è una grande nostalgia di Dio e molti non sanno più dove cercarlo, come anche la recente pandemia ha evidenziato […]. A tutti auguro un felice viaggio seguendo la propria stella. Fino alla mangiatoia di Betlemme e alla tomba vuota di Gerusalemme”.
Secondo una leggenda, spiega una nota, “i magi venuti dall’Oriente per rendere omaggio a Gesù appena nato erano quattro e non tre. Il quarto, Artaban, avrebbe dovuto portargli in dono alcune pietre preziose, ma, partito in ritardo, non riuscì a raggiungere i compagni e arrivò a Betlemme quando già la Sacra Famiglia era emigrata in Egitto per sfuggire alla persecuzione di Erode”.
Nel romanzo, Muolo reinventa “il girovagare del Quarto Magio sulle tracce del Nazareno fino a un sorprendente finale, in cui la somma dei ritardi accumulati dal protagonista si trasforma in un folgorante anticipo”.
Il mondo attraversato da Artaban nel romanzo è “volutamente simile al nostro. Un mondo – prosegue la nota – in cui il fenomeno migratorio ha tutti i dolorosi corollari che la cronaca ci testimonia, in cui lo squilibrio politico-economico tra il Nord e il Sud del mondo fa vittime innocenti, mentre i cambiamenti climatici, la prostituzione forzata, le epidemie e le persecuzioni scavano tragedie ai danni dei più deboli”. In questo senso “appare chiarissima l’assonanza con il Magistero di Papa Francesco e la sua denuncia ‘profetica’ di quei mali. Una denuncia che risuona anche nella recente Enciclica ‘Fratelli tutti’, di cui questo volume sembra essere tributario, in particolare quando il protagonista veste i panni di un buon Samaritano ante litteram”.
In sostanza, la ricerca di Artaban si fa “metafora delle strade, a volte tortuose e ardue, che ognuno può percorrere per giungere all’incontro personale con la Verità rivelatasi in Cristo Gesù. E la narrazione, dando voce a questa domanda di senso, si tramuta in potente invito alla riflessione”. Nell’Appendice, Muolo scrive: “Mi sono messo in viaggio insieme ad Artaban, ripercorrendone e a volte reinventandone l’itinerario, che è attualissima allegoria di un mondo in cui c’è una grande nostalgia di Dio e molti non sanno più dove cercarlo, come anche la recente pandemia ha evidenziato […]. A tutti auguro un felice viaggio seguendo la propria stella. Fino alla mangiatoia di Betlemme e alla tomba vuota di Gerusalemme”.