Minori, “serve normativa più stringente per editori”

Abbiamo chiesto al presidente Aiart Baggio cosa ne pensa delle nuove disposizioni Agcom per la protezione dai rischi della Rete

Nei giorni scorsi sono entrate in vigore le nuove disposizioni dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) per la protezione dei minori dai rischi di internet, come l’accesso a contenuti inappropriati attraverso lo smartphone. Abbiamo chiesto al presidente dell’Aiart, Giovanni Baggio, cosa ne pensa l’Associazione dei cittadini mediali.

«Il sistema di parental control ha mostrato negli anni la sua complicata e difficile gestione. Certo è un sistema che coinvolge la responsabilità genitoriale e su questo punto non ci sarebbe nulla da obiettare. La questione è un’altra e si fonda su alcuni interrogativi:

  1. È garantito (non solo auspicato, previsto, salvaguardato) il bene superiore del minore?
  2. È garantito (non solo auspicato, previsto, salvaguardato) il diritto dei genitori ad educare i propri figli nel contesto impari che vede editori colossali e potenti poter fare quello che vogliono chiedendo ai genitori di “impedire” l’accesso alle piattaforme.
  3. Lo Stato non è chiamato, per avere senso, a porre limiti alle libertà per garantire (non auspicare, prevedere, salvaguardare) la convivenza civile?».

Per Baggio, «pur nella lodevole iniziativa di Agcom, restano ampi spazi per una normativa più stringente per gli editori, anche essi riconosciuti come parte integrante della vita civile e sociale del Paese e quindi soggetti di diritti ma anche di doveri, sottoposti, come tutti, a vincoli e limiti della propria libertà».

Altra questione salita alla ribalta delle cronache è la decisione di Netflix di consentire ai bambini, dai 7 anni in su, la visione del nuovo reality show “Squid game-La Sfida”, ispirato alla serie tv coreana.

Per Aiart, si legge in un comunicato, gli «editori si distinguono per volontà di distruzione dei fondamenti della nostra civiltà occidentale». L’Associazione fa appello alla responsabilità delle Istituzioni.

Per Fondazione Carolina è «una decisione sconcertante e irresponsabile, anche a fronte dei tanti episodi di emulazione che si sono verificati nelle scuole circa tre anni fa».

Osserva il presidente Aiart Baggio: «Se è stato sempre vero che per educare ci vuole un villaggio, oggi dobbiamo dirci con molta franchezza che da questo villaggio mancano spesso colpevolmente alcuni editori che si distinguono per volontà di distruzione dei fondamenti della nostra civiltà occidentale». «Abbiamo – prosegue – già troppi esempi di fallimenti educativi e certo non ci servono altre lezioni di nichilismo e di prevaricazioni. Non esiste la libertà di fare del male alle persone e alla convivenza civile».

L’Aiart chiede alle Istituzioni competenti (Agcom, Comitato media e minori, Garante per l’infanzia) di assumersi «la responsabilità regolamentando con maggiore incisività un fenomeno che ormai ha assunto il rilievo di un’emergenza, purtroppo non ben percepita e con fenomeni sempre più numerosi di preoccupante emulazione».

Conclude Baggio: «Nonostante le annunciate nuove misure dell’Agcom, l’unica logica che continua a valere è quella dei numeri con il perverso obiettivo di trasformare il contenuto in merce, senza alcuna preoccupazione etica. Su queste dinamiche l’Aiart sta investendo in maniera preponderante ma serve la responsabilità educativa di tutta la società».

Commenta Ivano Zoppi, segretario generale di Fondazione Carolina: «Sono passati poco più di tre anni, ma sembra che la lezione non sia servita a nulla. È sconcertante la decisione di consentire la visione del reality show “Squid game – La sfida” ai bambini dai 7 anni in su. Una scelta sconsiderata e irresponsabile – continua Zoppi – che mette a rischio la salute delle nuove generazioni, dal punto di fisico e soprattutto psicologico».

In questa logica Fondazione Carolina auspica da tempo «un ritorno alla tutela dell’infanzia in chiave culturale e sistemica, attraverso una nuova alleanza educativa per una società davvero a misura di bambino, anche nella sua accezione digitale».